Da ricercatrice, restare aggiornata su ciò che viene pubblicato è fondamentale, ma non semplice. Ogni settimana escono nuovi articoli e la cartella dei "da leggere" tende a riempirsi più velocemente di quanto la si riesca a svuotare. Alcuni testi restano lì per mesi, accumulandosi in un archivio silenzioso che è allo stesso tempo una risorsa e un promemoria delle letture mancate. È un fenomeno inevitabile e proprio per questo ho deciso di creare uno spazio che mi costringa a fermarmi:
ogni mese sceglierò un articolo appena pubblicato e proverò a raccontarlo qui, senza alcuna pretesa di esaustività, ma con l'intenzione di non lasciarlo scivolare subito nell'elenco infinito delle letture rimandate.
Per questo primo post della serie ho deciso di concentrarmi sull'articolo di Vezzali e colleghe/i dal titolo "
Harry Potter and the SPELL against bullying" e recentemente pubblicato sul
Journal of Community & Applied Social Psychology. L'articolo descrive un
intervento scolastico progettato per prevenire il bullismo utilizzando l'universo narrativo di
Harry Potter come punto di partenza. La scelta di cominciare da questo articolo nasce sia dall'interesse per la psicologia sociale applicata, sia dalla passione di lunga data per il mondo di Harry Potter. Un'occasione perfetta per unire curiosità scientifica e amore per la narrativa.
Il programma sviluppato da Vezzali e colleghe/i, denominato "SPELL" (
Shielding Pupils from Early buLLying), si articola in quattro incontri, ciascuno dei quali affronta un aspetto diverso delle dinamiche del bullismo: i
ruoli delle persone coinvolte, le
conseguenze per chi subisce e per chi osserva, e le
strategie che possono essere adottate per contrastarlo. Collocare la discussione dentro un contesto narrativo familiare, come quello di Harry Potter, rende il percorso di apprendimento più accessibile, trasformando una storia conosciuta in uno strumento per riflettere su questioni sociali concrete.
Cosa è stato fatto?
Lo studio è stato condotto in Italia e ha coinvolto un campione di oltre 300 partecipanti tra i 10 e i 15 anni, suddiviso in due gruppi: uno sperimentale e uno di controllo. Nel gruppo sperimentale, durante ciascuno dei quattro incontri, si leggevano brani selezionati dei libri di Harry Potter e si partecipava a discussioni e attività legate a quei passaggi.
1. Primo incontro
Il primo incontro si è concentrato sulle persone coinvolte negli atti di bullismo e ha approfondito il tema dell'auto-efficacia, cioè la percezione di poter agire efficacemente in situazioni difficili. Tra i brani discussi, particolare attenzione è stata data a una scena in cui Harry aiuta Neville durante una lezione di volo. Le studentesse e gli studenti hanno riflettuto sulle emozioni e sulle azioni dei personaggi, discutendo anche la possibilità di comportarsi in modo simile in futuro.
2. Secondo incontro
Il secondo incontro ha trattato le diverse forme di bullismo, con un focus sul disimpegno morale, cioè sui modi in cui le persone possono giustificare comportamenti scorretti senza sentirsi in colpa. Tra i passaggi analizzati, particolare attenzione è stata data a quello in cui un giovane Severus Piton viene attaccato dal gruppo dei "Malandrini" (il padre di Harry e i suoi amici). Le studentesse e gli studenti hanno identificato i tipi di bullismo e i meccanismi di disimpegno morale impiegati dai responsabili, come la diffusione della responsabilità e la colpevolizzazione di Piton ritenuto "meritevole" dell'attacco.
3. Terzo incontro
Il terzo incontro ha affrontato le conseguenze del bullismo, con un focus sull'empatia, ossia la capacità di comprendere e sentire le emozioni degli altri. Tra i passaggi letti, particolare rilievo hanno avuto quelli che illustrano alcune conseguenze pericolose e a lungo termine del bullismo, come l'autolesionismo di Dobby, l'elfo domestico che si punisce se parla male della famiglia Malfoy e l'isolamento sociale e la depressione di Martilla Malcontenta, il fantasma del bagno delle ragazze, morta mentre cercava di nascondersi dai bulli. Dopo la lettura, le studentesse e gli studenti hanno partecipato a un gioco digitale per riconoscere le conseguenze mostrate in ciascun passaggio e a una discussione guidata per stimolare l'empatia.
4. Quarto incontro
Il quarto incontro ha ripreso i tre processi psicologici (auto-efficacia, disimpegno morale ed empatia) in relazione ai modi in cui chi assiste a un caso di bullismo può intervenire per contrastare il fenomeno.
Al termine del percorso, tutte le studentesse e tutti gli studenti hanno compilato un questionario volto a misurare l'empatia verso le vittime di bullismo, la condivisione di credenze in linea con il disimpegno morale, l'auto-efficacia e le intenzioni di intervenire in caso di bullismo. Nel gruppo di controllo, invece, le alunne e gli alunni non hanno partecipato ad alcuna attività, limitandosi a completare lo stesso questionario.
Risultati e riflessioni
Rispetto al gruppo di controllo, coloro che hanno partecipato all'intervento nel gruppo sperimentale hanno riportato maggiore empatia verso le vittime di bullismo, minore disimpegno morale, maggiore auto-efficacia e maggiore intenzione di intervenire per fermare la violenza associata al bullismo.Questi risultati mostrano quanto la narrativa possa diventare uno strumento concreto per promuovere comportamenti positivi tra le fasce più giovani. Attraverso le storie di Harry Potter, ragazze/i e adulti hanno l'opportunità di riflettere sulle dinamiche del bullismo e capire che
essere "popolari" non significa dominare o ignorare gli altri, ma intervenire e difendere chi è vulnerabile. In questo senso, i romanzi diventano non solo intrattenimento, ma anche modelli sociali capaci di ispirare comportamenti etici.
Dal punto di vista pratico, l'intervento "SPELL" combina lettura a attività progettate per stimolare empatia, ridurre il disimpegno morale e aumentare l'auto-efficacia.
Questo approccio non solo funziona, ma è anche flessibile: può essere adattato a diverse fasce d'età e potenzialmente esteso a forme di bullismo più specifiche, come il cyberbullismo. Coinvolgere più persone – insegnanti, famiglie, compagne e compagni – potrebbe rafforzarne l'efficacia e aiutare a creare norme antibullismo condivise all'interno della comunità scolastica.
In sostanza, questo studio conferma che le storie che leggiamo hanno un potere concreto: non solo ci intrattengono, ma possono portare a riflettere, mettersi nei panni degli altri e scegliere di agire in modo positivo. E se una storia così amata come Harry Potter può insegnare a difendere chi subisce bullismo, allora
la narrativa smette di essere solo lettura e diventa uno strumento educativo in grado di plasmare la realtà che ci circonda.
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Fun fact ✨
Gli autori e le autrici hanno nascosto un indovinello nel paper! Per provare a risolverlo e scoprire la "formula magica" contro il bullismo, tutti gli indizi sono disponibili
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